Il prete che vorrei incontrare di M. Delbrêl

Pubblicato giorno 11 dicembre 2023 - In home page, preghiera

La più grande carità che si possa arrecare
è un prete che sia un vero prete.
Egli è l’approssimazione più grande che si possa attuare quaggiù
della presenza visibile di Cristo.
Nel Cristo c’è una vita umana e una vita divina.

Anche nel prete vogliamo ritrovare
una vita veramente umana e una vita veramente divina.

Ci sono preti che sembrano non aver mai avuto una vita di uomo.
Non sanno pesare le difficoltà di un laico,
di un padre o di una madre di famiglia,
con il loro vero peso umano.
Non percepiscono veramente, realmente, dolorosamente
che cosa sia una vita di uomo e di donna.
Quando dei laici cristiani incontrano finalmente
un prete che li capisce,
che entra con il suo cuore di uomo nella loro vita,
nelle loro difficoltà,
non ne perdono più il ricordo.

Abbiamo ugualmente bisogno che il prete viva di una vita divina.
I segni che attendiamo di questa presenza divina?
La preghiera. Ci sono preti che non si vedono mai pregare
(quello che si chiama preghiera).
La gioia. Quanti preti affaccendati, angosciati!
La forza. Il prete dev’essere colui che ‘tiene’.
Sensibile, vibrante, mai però demolito.
La libertà. Vogliamo il prete libero da ogni formula,
liberato da ogni pregiudizio.
Il disinteresse. Talvolta ci sentiamo utilizzati da lui;
egli dovrebbe, al contrario, aiutarci
a portare a compimento la nostra missione.
La discrezione. Dev’essere colui che tace
(si perde la fiducia in chi ci fa troppe confidenze).
La verità. Sia colui che dice sempre la verità.
La povertà. E’ essenziale.
Qualcuno che è libero di fronte al danaro;
colui che è soggetto come a una “legge di gravità”
che lo trascina istintivamente verso i più piccoli,
verso i poveri.
Il senso della Chiesa, infine.
Non parli mai con leggerezza della Chiesa,
come se fosse uno di fuori.
Un figlio è subito giudicato
se si permette di giudicare sua madre.