STORIE DI GAZA

Pubblicato giorno 20 settembre 2025 - Formazione, In home page, Sociale

SEMBRA CHE PARLARE DI GAZA SIGNIFCHI DIRE: SONO DI DESTRA SONO DI SINISTRA.

Ma non è così; semplicemnte sono cristiano.

Proprio ieri sabato 19 settembre festa di San Gennaro, sono risuonate a Napoli, in cattedrale, pronunciate dal Card. Battaglia parole che fanno riflettere «Oggi con pudore e con fuoco dico è il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all’ampolla del santo perché non esistono “altre” lacrime: tutta la Terra è un unico altare». «Se potessi, accoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima, bambini, donne, uomini di ogni popolo, e lo esporrei qui, sotto queste volte, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità, perché la preghiera senta il peso di ogni ferita e non scivoli via».

Il parroco della Sacra Famiglia di Gaza padre Gabriel: « una situazione ancora molto grave in tutta la Striscia di Gaza con bombardamenti continui  e la morte che già si è portata via decine di migliaia di persone. Sono stati uccisi più di 18mila bambini e gli ostaggi ancora non hanno sperimentato il diritto di vivere in libertà; i feriti e gli ammalati non hanno ancora possibilità di cura perché all’ospedale manca tutto. Le armi hanno preso il sopravvento».

Proprio così le armi hanno preso il sopravvento e dominano il mondo con il terrore e la morte. Un articolo dal titolo NOI PEDIATRI NON TACEREMO di Mario De Curtis (avvenire 20.9.25)  riporta questo testo:  Da allora (7 ottobre) la situazione è peggiorata: si consuma una catastrofe sanitaria e umanitaria che colpisce in primo luogo bambini e adolescenti. La violenza di Israele contro la popolazione costituisce un crimine contro l’umanità, come denunciato da diversi relatori speciali Onu. L’Oms segnala che il sistema sanitario è al collasso. Gaza è oggi il luogo al mondo con il più alto numero di operatori sanitari, giornalisti e personale Onu uccisi in un conflitto; ospedali, ambulanze e strutture sanitarie sono stati ripetutamente colpiti, episodi documentati. Secondo gli aggiornamenti umanitari dell’Ocha gli attacchi continuano a colpire tende, scuole, edifici residenziali, strutture sanitarie e persone in fila per ricevere aiuti. Dall’inizio dell’anno si sono registrati circa 44mila ricoveri di bambini per malnutrizione acuta, mentre oltre 700mila minori sono privati del diritto all’istruzione, più di 856mila persone sono state costrette a spostarsi numerose volte, in condizioni definite «indegne e insicure» dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. Dal 7 ottobre sono morti oltre 17mila bambini, una media di 28 al giorno, e migliaia hanno subito amputazioni. Studi recenti su The Lancet stimano che la guerra a Gaza abbia ridotto la speranza di vita di oltre 30 anni nei primi dodici mesi del conflitto. Oltre a mortalità e malnutrizione, vanno considerati gli effetti psicologici a distanza sui bambini sopravvissuti: traumi, ansia, depressione e disturbi del comportamento rappresentano un’eredità duratura della guerra, con conseguenze gravi sulla crescita e sullo sviluppo sociale ed educativo. Il presidente Sergio Mattarella ha ammonito: non si possono definire «errori» i bombardamenti che colpiscono ambulanze, ospedali o bambini in fila per l’acqua o il pane. Sono scelte deliberate che configurano una strategia di distruzione indiscriminata.

Associazioni pediatriche italiane e internazionali hanno espresso una totale riprovazione contro la violenza, contro la fame usata come arma di guerra, contro la sofferenza di migliaia di bambini ridotti alla malnutrizione grave. Come pediatri, siamo forse tra le voci più legittimate a denunciare questa tragedia, perché la nostra missione professionale e morale è la difesa dei bambini, ovunque essi vivano. Tacere significherebbe tradire questo mandato e diventare complici di crimini contro l’umanità che la storia non mancherà di giudicare. Va riconosciuto l’impegno del Vaticano e della Santa Sede, che con interventi diplomatici e appelli umanitari difendono i diritti dei bambini e delle popolazioni civili, chiedendo un cessate il fuoco e l’accesso sicuro di alimenti e medicine. Il governo italiano, limitandosi a lungo a dichiarazioni di principio, deve assumere un ruolo molto più incisivo nella diplomazia internazionale, sollecitando con forza Israele a porre fine a questi crimini contro l’umanità e a garantire la protezione della popolazione civile, con particolare attenzione ai bambini. Appare infatti evidente come l’obiettivo politico e militare di “liberare” la Striscia di Gaza dai suoi abitanti equivalga a un progetto di deportazione e cancellazione di un popolo, un disegno inaccettabile che la comunità internazionale ha il dovere di fermare.

Occorre un’azione immediata e coordinata per imporre un cessate il fuoco, garantire corridoi umanitari sicuri, ricostruire il sistema sanitario e creare le condizioni per una pace giusta e duratura. Proteggere i bambini significa proteggere il futuro: lasciarli morire di bombe o di fame equivale a negare la nostra stessa umanità. Ogni giorno perso equivale a nuove vite spezzate. I bambini non possono aspettare.

a cura di don Gianfranco