UN SEGNO PER I GIOVANI, PER SENTIRCI UNITI FRA I VARI ORATORI

Pubblicato giorno 13 gennaio 2021 - In home page, Iniziative, oratorio OSG, Vicariato

In tempo di pandemia le attività dell’anno degli Oratori del Vicariato dell’Ovest Ticino si sono dovute modificare, anche nelle iniziative che li collegavano tra di loro.  E’ sorta invece una proposta che ha interessato la realtà giovanile degli Oratori di Borgo e Tornaco e che si sta realizzando tra alcuni oratori della nostra zona, visto che i ragazzi e i giovani non possono incontrarsi in presenza, come abitualmente avveniva per i corsi di animatori e le lectio bibliche. E’ un piccolo segno sufficiente a fare capire che ci teniamo ad essere vicini e uniti anche se dobbiamo mantenere le distanze.

Tutto ruota attorno ad una immagine, una raffigurazione che rappresenta Gesù nell’atto di spezzare una grande ostia, e che i ragazzi dei vari oratori dovranno completare dipingendone i vari tratti, come fosse un grande puzzle da comporre con l’apporto di tutti.
A noi è toccato dipingere il Volto di Cristo.

Prima di questo lavoro artistico è stata posta una riflessione sul Volto di Cristo, come contenuto nella narrazione dei Vangeli. Nella mattinata di lunedì 4 gennaio alcuni ragazzi e giovani si sono ritrovati in Oratorio per svolgere questa attività ri riflessione, di  pittura e di lavoro manuale, nel riempire le calze della Befana da distribuire poi ai bimnbi.

Il  quadro, presentato alla Comunità la domenica successiva sta ora facendo il giro fra i vari Oratori che hanno aderito alla proposta, come segno di solidità dei legami che si sono allacciati negli anni passati.

Borgolavezzaro, 4 gennaio 2021

Oggi con i ragazzi adolescenti del gruppo medie e superiori ci siamo incontrati in oratorio per riflettere e svolgere l’attività di pittura dell’icona raffigurante Cristo: l’icona che sta percorrendo diverse tappe tra gli Oratori del Vicariato dell’Ovest Ticino, per poter rimanere uniti, anche se distanti, in questo difficile momento di pandemia.

Non nascondiamo che, in un primo istante, quando ci è stato comunicato che all’Oratorio di Tornaco e Borgolavezzaro era stata affidato l’incarico di colorare il volto di Cristo, ci siamo un po’ spaventati, perché ci sembrava una grande responsabilità, forse un po’ al di sopra delle nostre capacità. Attraverso il confronto e il dialogo abbiamo scoperto invece l’importanza e il grande significato di questa bella opportunità.

Il primo passo è stato porci una domanda: “Che cos’è il volto? A cosa serve?”

Il volto è fondamentale. Oggi più che mai ci rendiamo conto della sua importanza perché indossando le mascherine ne copriamo una buona parte e ci risulta più difficile comunicare e comprendere le emozioni degli altri. Nel volto di ciascuno troviamo tutti e cinque i sensi: l’udito, il gusto, il tatto, l’olfatto e la vista. Attraverso questa parte del corpo entriamo in relazione con gli altri e con il mondo che ci circonda. Ed è proprio entrando in relazione con gli altri che il volto può esprimere ciò che viviamo e sentiamo. Gesù stesso dice : “La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” (Mt 6, 22-23). Gli occhi trasmettono i nostri sentimenti e le nostre emozioni, sono la porta per potersi relazionare e prendersi cura degli altri, così come descritto nel brano del giovane ricco: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (Mc 10,17-22). Da questo comprendiamo che attraverso gli occhi si può amare come allo stesso modo disprezzare qualcuno. Per esempio, come raccontato da Luca nella parabola del buon Samaritano “un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano… lo vide e n’ebbe compassione” (Lc 10, 25-37).

In un secondo momento ci siamo soffermati ad osservare attentamente l’icona e ci siamo domandati: “Quale emozione ci esprime Gesù? Cosa ci trasmette? Rabbia? Paura? Tristezza? Gioia o disgusto?”

Il volto raffigurato di Gesù non ci trasmette rabbia. Abbiamo immaginato il suo volto arrabbiato e deluso e abbiamo pensato che questi sentimenti li avrà probabilmente provati in altri momenti della sua vita diversi da quello raffigurato nell’icona. Per esempio quando entrato al tempio Gesù vide i mercanti commerciare i loro i prodotti e disse loro: “Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera, voi invece ne avete fatto un covo di ladri” (Mt 21, 12-17) oppure nel momento in cui fu tradito da Giuda.

Guardando l’immagine raffigurata abbiamo riflettuto sul fatto che Gesù, durante l’ultima Cena con i suoi discepoli, mentre spezza il pane non vive come emozione principale la tristezza, né la paura o il disgusto, ma il suo volto, così come rappresentato, esprime un sentimento di gioia, di gratitudine e serenità. Le stesse emozioni che probabilmente ha vissuto quando venne battezzato nel Giordano da Giovanni e presentato da Dio come il suo figlio prediletto: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1, 9-11).

Attraverso questa attività ci siamo resi conto di quanto Gesù, facendosi uomo in mezzo a noi, abbia vissuto le stesse emozioni e sentimenti umani che proviamo e viviamo noi.

Infine, dopo queste riflessioni e attraverso le abili mani di uno dei ragazzi, ci siamo dedicati alla pittura dell’icona impegnandoci a rispettare e riflettere il più possibile nel volto di Cristo Gesù il senso di gioia e di gratitudine che ci ha trasmesso.