[SocialMente]Le nostre povertà costano troppo!

Pubblicato giorno 20 novembre 2023 - Formazione, In home page

Abbiamo da poco ricordato la Giornata Mondiale dei Poveri, constatando quanto le povertà siano sempre più dilaganti e molteplici (povertà economica, fisica, psichica, di salute, di istruzione ecc.). Purtroppo, un fatto di cronaca recente, la morte di un ragazzo tredicenne di Palermo (che da ora in poi chiameremo Filippo), ci ha ricordato un’altra povertà, sempre più presente in questa nostra società: la povertà di inclusione, di empatia e di coraggio.

Io non conosco Filippo, ma proverò ad immaginarlo, magari in maniera stereotipata e grossolana. Filippo è un ragazzo, come tanti, silenzioso, timido ed introverso, che non ama stare al centro dell’attenzione; non ha molti interessi comuni ai suoi coetanei; magari, preferisce guardare un film il sabato sera piuttosto che andare in discoteca, preferisce leggere libri piuttosto che giocare a calcio. I compagni di classe raramente gli rivolgono la parola e, magari, lui non osa rivolgerla a loro; spesso è il capro espiatorio dei loro scherzi, delle loro battute e delle loro prese in giro, ma Filippo non si permette di rispondere loro per le rime. Probabilmente Filippo sceglie con cura i suoi amici, che sono pochi. Sappiamo dalla cronaca che Filippo veniva schernito per il suo orientamento sessuale. Insomma, Filippo si distingue dalla massa, Filippo è diverso dagli altri -Per fortuna! Aggiungerei-.

Sappiamo bene come l’omologazione, oggi più che mai, sia una piaga di questa società; una piaga che rende ogni ambiente esclusivo, di cui fai parte solo se hai quelle caratteristiche dettate dal trend del momento, dalla moda o dal modo di pensare che spopola in un dato periodo. Filippo non era capace di questo, Filippo sapeva essere originale, e perciò ha dovuto pagare il prezzo dell’esclusione.

Sembriamo essere sempre meno capaci di empatia. Dal punto di vista neurobiologico siamo naturalmente predisposti all’empatia, anche grazie ai neuroni specchio; ma non posso non chiedermi: c’è stato qualcuno empatico con Filippo? Qualcuno in grado di mettersi nei suoi panni? Qualcuno in grado di comprendere il suo disagio, il suo essere fuori dal coro, il suo distinguersi dalla massa? Chi dei suoi coetanei è stato in grado di dargli una pacca sulla spalla, sorridergli e chiedergli “Come stai?”? I più superficiali se la sbroglierebbero dicendo “Beh ma ha anche dei genitori”, ma vi chiedo: provate a tornare tredicenni, vi confidereste con un genitore o preferireste un amico, un coetaneo? La risposta è fin troppo evidente.

Nessuno dei coetanei di Filippo ha avuto il coraggio, durante gli scherni e gli atti di bullismo, di dire “Smettetela!”, nessuno dei coetanei ha avuto il coraggio di prendere le parti di Filippo e di comprendere il suo dolore. Quanto costa staccarsi dalla massa, quanto costa smettere di essere omertosi, un prezzo che nessuno ha avuto il coraggio di pagare.

La povertà di inclusione, la povertà di empatia e la povertà di coraggio sono costate a Filippo la vita. Filippo ha pagato un prezzo troppo alto per le nostre povertà, un prezzo troppo alto per un tredicenne, che dovrebbe amare la propria vita e non odiarla a causa delle nostre povertà.

Ho voluto dare un nome a questo ragazzo perché non è un fatto di cronaca come tanti, ma è una realtà sempre più frequente.

Il mio pensiero va ai genitori, di cui non sono in grado di comprendere, nemmeno in minima parte, il loro dolore.

Ogni volta che ci accorgiamo di essere poveri di Inclusione, di Empatia e di Coraggio, pensiamo a Filippo; pensiamo a tutte le volte che ci siamo sentiti come lui e come avremmo voluto che gli altri ci stessero vicino, a tutti quei gesti e a quei pensieri che avremmo voluto che ci fossero riservati e a tutte quelle volte che avremmo voluto essere inclusi, compresi e difesi.

Omar Giannino

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