Diversità: un’eccedenza di vita – giornata mondiale della diversità culturale

Pubblicato giorno 18 maggio 2021 - Formazione, In home page, Sociale

[SocialMente]. Rubrica a cura di Omar Giannino.

La società moderna, ormai da molto tempo, è diventata un mosaico culturale estremamente eterogeneo; ciò spesso è fonte di numerosi dibattiti, perciò, in concomitanza con la giornata mondiale della diversità culturale (21 maggio), è doveroso dedicare del tempo a tale argomento dalle grandi potenzialità ma ancora molto fragile.

All’interno di ogni società, in maniera sistematica, vengono a crearsi un certo numero di comunità fisiche minori, in parole povere, dei sottogruppi inseriti all’interno di un gruppo più vasto; ciò avviene per mezzo del processo di segregazione, ovvero un processo che assegna i diversi individui a gruppi adatti alle esperienze personali dei soggetti in questione; con il termine segregazione non si fa riferimento ad un’azione necessariamente negativa, ma che avviene in modo casuale e naturale (es. attraverso il processo di segregazione può formarsi una comunità cristiana cattolica, dal momento che i suoi componenti condividono determinati ideali ed esperienze). Attraverso la segregazione, perciò, viene a formarsi un “mosaico culturale” le cui tessere rappresentano comunità distinte tra loro (Ceretti, Natali, 2009).

Spesso l’incontro con culture diverse, con lo straniero, con l’altro, è motivo di paura, di innesco di episodi violenti; il prof. Recalcati definisce tale fenomeno come il Tabù dello straniero, e, premettendo che l’incontro con l’altro è la massima espressione della vita -tanto temuta dall’uomo-, sottolinea come nell’adulto, tale tabù, si concretizza con la proiezione della propria paura sul diverso, infatti scrive: “meglio proiettare sul nemico, sull’infedele, sul migrante, sull’omosessuale, l’eccedenza di vita di cui abbiamo terrore”. J. Lacan, infatti, ci ricorda come non esista paura più grande della “sensazione della vita” (Recalcati, 2017).

A questa paura per ciò che è diverso è possibile dare una motivazione sociale, da utilizzare come fonte di cambiamento e non come una giustificazione per mantenere lo status quo. La società è cambiata rapidamente diventando globalizzata, ma privandosi di un luogo di incontro e confronto con l’altro, con il diverso, si è privata di un’agorà. La mancanza di tale spazio porta a sentimenti di insofferenza nei confronti di chi, avendo una cultura differente dalla propria, si stabilisce nel nostro stesso territorio; ciò sfocia addirittura in pratiche istituzionali che minano la libertà, riducendo i diritti di molti. Queste condizioni sono terreno fertile per la crescita della Mixofobia, ovvero la paura di mescolarsi con le altre persone, la paura di vivere a stretto contatto con l’altro, diverso da me, di una cultura differente (Ceretti, Cornelli, 2017).

Chiunque pensi che il fenomeno migratorio, e quindi la multiculturalità, siano transitori, sbaglia profondamente; questi sono processi naturali dei quali è necessario sostenere le conseguenze socioculturali. La minaccia più grande dello straniero è la nostra paura della sua diversità; è bene ricordare che il carattere principale della polèis (la città, lo stato) è proprio la diversità, il confronto, la pluralità e non l’identità, nella polèis c’è il noi e non l’io. Ciò ci porta a riflettere sulla necessità di un intervento, da parte del welfare italiano, che punti alla coesione sociale, declinando i propri interventi in ambito interculturale (Ripamonti, 2018).

In ciò che è stato scritto, un occhio attento troverà qualcosa che ricorre spesso, ed è proprio la nostra paura, personale, individuale, dell’altro e mai il diverso come minaccia; l’incontro con il diverso è una grande opportunità di crescita, per affrontare le proprie paure. “Il nemico che viene da fuori è infatti sempre meno minaccioso di quello che può sorprenderci dall’interno di noi stessi. Questo significa che lo straniero non è altro se non la vita interna alla vita, la sua spinta inquietante ad eccedere; il suo battito che non contempla padroni” (da M. Recalcati, I Tabù del mondo, “Il tabù dello straniero” p. 80).

Giannino Omar

 

 

 

 

Bibliografia

  • Ceretti, L. Natali, 2009, Cosmologie violente. Percorsi di vite criminali. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2009.
  • Recalcati, 2017, I Tabù del mondo, Einaudi editore, Torino, 2017.
  • Ceretti, R. Cornelli, 2017, Oltre la paura. Cinque riflessioni su criminalità, società e politica; Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano, 2013.
  • Ripamonti, 2019, Collaborare. Metodi partecipativi per il sociale; Carrocci Faber editore, Roma, 2018

 

Lettura consigliata: Adolfo Ceretti e Roberto Cornelli; Oltre la paura. Cinque riflessioni su criminalità, società e politica; Feltrinelli editore.