[SocialMente] Il tabù del cancro: conoscerlo per superarlo
Pubblicato giorno 2 febbraio 2021 - Formazione, In home page, Sociale
[SocialMente] rubrica a cura di Omar Giannino.
Giovedì 4 febbraio si celebrerà la giornata mondiale per la lotta contro il cancro; una lotta che non consiste solamente nella ricerca di una cura della malattia in quanto tale, ma che si orienta a vincere il tabù che circonda le malattie oncologiche e l’individuo che ne è affetto.
Un rapporto de The Institute of Medicine della National Academy of Sciences del 2005 riporta che circa la metà degli uomini e un terzo delle donne deve aspettarsi di ammalarsi di cancro lungo il corso della loro vita e molti di essi, certamente, sopravviveranno alla malattia e alle cure (Fazzi, Nesci, 2008).
La diagnosi di una patologia oncologica è sempre associata a sentimenti ed emozioni negative, quali paura ed intensi turbamenti emotivi; tale diagnosi non è esclusivamente personale, non riguarda solamente la persona affetta da tumore, ma riguarda tutta la rete sociale in cui la persona è inserita; riguarda quindi: famiglia, amici, colleghi di lavoro e così via. Spesso in questi contesti la persona malata tendere a perdere la sua autonomia e, altrettanto frequentemente, capita che, chi circonda il malato oncologico, si prenda la responsabilità della sua salute e della sua vita (Morasso, Di Leo, 2003).
A seguito della diagnosi si scatena una profonda crisi che riguarda molteplici aspetti dell’esistenza, infatti il cancro viene oggi definita una malattia multi-sistemica, dal momento che si verifica “non solo nel corpo, ma nella vita, nel tempo, in un contesto, nella famiglia, nel mondo sociale, nella storia”. L’intero gruppo famigliare deve attraversare un forte processo di adattamento, i famigliari hanno maggiori responsabilità e impegni, si assumono nuovi ruoli, cambiano le dinamiche affettive. Spesso in seguito alla diagnosi si tenta, inutilmente, di proteggere il paziente, censurando ogni notizia sulla malattia, sul suo decorso e sulla cura, fino a non chiedere più al malato notizie sul suo stato di salute (Casadio, 2004).
La diagnosi, il decorso della malattia, la cura e il cancro stesso costituiscono un vero e proprio evento traumatico, un concetto oggi molto abusato, ma in cosa consiste un evento traumatico? Trauma in greco significa “ferita”, “rottura”; per Freud tale termine fa riferimento a tutti quegli eventi violenti e negativi che infrangono la barriera protettiva dell’individuo; oggi esistono due definizioni differenti di trauma dettate da due manuali diagnostici: l’ICD-10 (International Classification of Disease) e il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder). L’ICD-10 definisce traumatici tutti quegli eventi minacciosi o catastrofici che sono in grado di provocare un forte malessere nell’individuo; il DSM-5 entra più nello specifico fornendo una lista, seppur incompleta, degli eventi traumatici, inoltre definisce la molteplicità delle manifestazioni traumatiche (Lingiardi, Gazzillo, 2014). Tale definizione è ben incarnata da tutti gli eventi che accompagnano un paziente oncologico e che non terminano con la guarigione, “Il motivo per cui il trauma non termina mai per il cervello è che esso lascia un residuo di un affetto non elaborato, dissociato, che il cervello non è in grado di regolare” (Blomberg, l’ombra dello tsunami, 2011).
A causa del tabù che circonda la patologia oncologica (ma non solo), chi ne riceve la diagnosi tende a nascondere questa sua condizione agli altri; ciò avviene perché il sistema sociale che circonda l’individuo valuterà il malato come un peso, un qualcosa di inutile che crea ostacoli, così chi riceve una diagnosi nefasta perde ogni ruolo sociale e famigliare. È bene, per chi è affetto da una patologia oncologica aprirsi all’altro, chiedere aiuto e vedere sé stessi come una persona e non una malattia. La difficoltà di parlare di cancro è ancora troppo tangibile nella società odierna, addirittura negli stessi luoghi di cura. È fondamentale valicare i pregiudizi, informarsi chiedere e donare aiuto con il fine di infrangere il tabù che circonda la malattia (Macchi, 2019)
Bibliografia:
- Casadio I., 2004, Il tumore al seno nelle relazioni famigliari e l’educazione alla cura. La famiglia, 2004.
- Morasso G. e Di Leo S., 2003, L’intervento psicologico sulla crisi nel paziente affetto da tumore: basi teoriche e modelli terapeutici. Rivista scientifica di psicologia, 2 Luglio 2003.
- Fazzi M. e Nesci D.A. 2008, L’angoscia del sopravvissuto: appunti di una psicoterapia individuale con una paziente oncologica off therapy. Doppio sogno, rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni.
- Macchi A.V. 2019, Le trappole del tabù. it.
- Nardelli N. e Lingiardi V. 2014, Personalità e trauma. In Lingiardi V. e Gazzillo F. La personalità e i suoi disturbi, valutazione clinica e diagnosi al servizio del trattamento. Ed Raffaello Cortina, Milano 2014.
Libro consigliato: Macchi A.V. 2016, Tra le pieghe del mantello. Ed. youcanprint, Tricase 2016.
