«La separazione si può sempre evitare» Oltre la crisi c’è il metodo Retrouvaille

Pubblicato giorno 22 luglio 2024 - In home page, Sociale

 “LA PROPOSTA” articolo di  LUCIANO MOIA

La testimonianza di Paola e Corrado Galaverna, la coppia alla guida del programma ecclesiale di rinascita coniugale: «Eravamo già decisi a lasciarsi quando abbiamo scoperto questo percorso per ripartire insieme»

Retrouvaille è l’ultima boa a cui aggrapparsi per salvare una relazione di coppia. Poi c’è il mare aperto della separazione, con i suoi gorghi e le sue tempeste. Come ben sanno tutti coloro che hanno deciso di rassegnarsi all’ignoto della disgregazione, rinunciando alle poche, magari lacerate e instabili certezze di una relazione in crisi. Tante, tantissime coppie, dopo aver girato definitivamente pagina, si convincono di aver commesso un errore e rimpiangono di non aver avuto la possibilità di fare un ultimo tentativo. Spesso perché non si sa a chi chiedere aiuto.

La difficoltà di intercettare le coppie in crisi, offrendo loro percorsi strutturati per riallacciare i fili di una comunicazione interrotta, è una delle questioni irrisolte della pastorale familiare. Da una parte, anche nelle nostre comunità, c’è la tendenza a consegnare i problemi di coppia allo specialista di turno. Dall’altra per il rischio di adeguarsi a quella mentalità diffusa secondo cui, quando le cose si mettono male, è inutile tentare di riaggiustare i cocci. Meglio una separazione serena che una relazione traballante. Peccato che la serenità, di fronte a una coppia che scoppia, sia ipotesi quasi impossibile. Anche il ricorso a psicologi, psicoterapeuti, specialisti veri o presunti del rapporto di coppia risulta spesso un salto nel buio. Se non si incontrano esperti davvero convinti dell’importanza di tentare ogni strada per rimettere sui binari matrimoni logorati – magari già logori prima di cominciare – è facile imbattersi in “facilitatori della separazione”. Va anche detto che, nella maggior parte delle situazioni, se non esistono patologie relazionali davvero radicate perché complicate da altri fattori – per esempio una grave dipendenza – un percorso come quello proposto da Retrouvaille può rivelarsi la strada più efficace per mettersi alle spalle il rischio della crisi.

«Non ci sono situazioni irreparabili. In oltre vent’anni di apostolato abbiamo visto che anche le incomprensioni più aspre possono essere affrontate e vinte», raccontano Paola e Corrado Galaverna di Torino, coppia responsabile di Retrouvaille Italia. La loro storia lo dimostra.

Sposati da 18 anni con tre figli piccoli, si accorgono di non stare più bene insieme. Lei ha un negozio di fiori, lui è consulente informatico. Insieme sono attivissimi nella loro parrocchia di Rivoli. Sono impegnati nel catechismo, nei percorsi delle coppie che si preparano al matrimonio e in tanto altro. «Per qualcuno eravamo una coppia modello. E invece. A complicare le cose – riprende Paola – è arrivata nella nostra relazione una terza persona e a quel punto mi sono davvero convinta che in questo matrimonio io non stavo più bene. Volevo mollare tutto».

Prima di arrendersi a quella che sembrava una soluzione inevitabile si rivolgono a una terapista di coppia. Poi bussano alla porta di alcuni sacerdoti amici che ascoltano, invitano alla preghiera ma non sanno indicare altre vie di uscita. Alla fine – lo scriviamo con un po’ di orgoglio – leggono su Noi genitori & figli, il mensile uscito con Avvenire fino al 2016, che in Italia è sbarcata da pochi anni una nuova esperienza, Retrouvaille, che significa “ritrovarsi”, in francese, perché questo cammino esperienziale – non si tratta di un movimento e neppure di un’associazione – nasce nel Canada francofono nel 1977 e arriva in Italia nel 2002 grazie alla bella intuizione del vescovo Giuseppe Anfossi, allora presidente della Commissione episcopale per la famiglia. L’anno precedente, nel tentativo di individuare un nuovo strumento pastorale per fronteggiare la sempre più devastante crisi dei matrimoni, Anfossi invia in America un sacerdote esperto di pastorale familiare. È don Bernardino Giordano, oggi vicario generale della Prelatura della Santa Casa di Loreto, che ha l’incarico di verificare se e come quel programma può essere opportuno anche per l’Italia.

Per Paola e Corrado è la svolta decisiva, anche se lei appare ancora titubante. Anzi si fa promettere che quello sarebbe stato l’ultimo tentativo di ricucire prima della separazione. Ma quel week end al santuario di Vicoforte, provincia di Cuneo, è l’inizio della rinascita. Qual è stato l’elemento della svolta? È ancora Paola a raccontare: «Ho visto che c’erano molte coppie che avevano vissuto i nostri stessi problemi e, almeno apparentemente, erano felici. Raccontavano senza difficoltà com’erano riuscite ad andare avanti e anch’io allora ho cominciato a cambiare atteggiamento».

Retrouvaille è un programma cristiano in cui, al di là dei consigli sulle modalità di comunicazione, la componente spirituale è sempre importante. «La presenza del sacerdote – interviene don Bernardino Giordano, che è anche assistente spirituale del cammino per la riconciliazione degli sposi – vuole ribadire la volontà della Chiesa di essere vicina a chi soffre. Anche il sacerdote si presenta come persona che ha vissuto inevitabili difficoltà nella vita e intende condividere la sua umanità, i suoi punti deboli».

Oggi il volto delle coppie in crisi è molto cambiato. Fino a dieci anni fa, riferiscono i due esperti, la crisi esplodeva dopo dieci o quindici anni di matrimonio. Ultimamente ci sono coppie molto giovani che, dopo uno o due anni, chiedono di essere aiutate. Oppure, è un caso sempre più frequente, gli esperti di Retrouvaille, si trovano di fronte a coppie che hanno alle spalle una lunga esperienza insieme ma decidono di lasciarsi». Tanti i motivi che possono scatenare la crisi e aprire ferite che poi è difficile rimarginare. «In qualche modo – riprende don Bernardino – siamo tutti dei feriti e Gesù è motivo di guarigione per tutte le coppie che vivono momenti di crisi. Allora quella coppia ferita diventa storia di salvezza. Nella sofferenza o ti chiudi o ti apri alla fede. Retrouvaille è la dimostrazione che ricominciare è sempre possibile. E oggi – prosegue – è in qualche modo più facile perché non è più tabù parlare di crisi e pensare a un cammino per ricominciare insieme».

Da Avvenire del 21.7.24